lunedì 3 dicembre 2012

Il "mio" Enzo Tortora

Credo che ognuno di noi abbia un "suo" Enzo Tortora dentro di sè. In questo film documento, senza alcuna pretesa, ho provato a raccontare il "mio" Enzo Tortora. Ci saranno sicuramente degli errori e delle incompletezza, ma vi assicuro che il montaggio dei documenti audio e video che spero avrete la voglia di vedere, la scelta delle foto e dei brani musicali sono stati da me "vissuti" nel senso più profondo della parola "vivere": ho pianto, ho sorriso, ho ricordato, ho letto, ho ascoltato… e ho compreso fino in fondo il significato della parola "risarcimento", ho compreso cioè quanto il danno arrecato a Enzo Tortora sia irrisarcibile, così come sono irrisarcibili anni ed anni di disinformazione e di occultamento della verità sul suo caso, un "refuso giudiziario". Così lo definì lui stesso, con l'auto-ironia che
brillantemente ed incessantemente esercitava, privatamente e pubblicamente.

Quando Tortora inventò Portobello avevo poco più di 10 anni, lo seguivo, mi appassionava, apprezzavo già allora la sua grande intelligenza e la sua mai banale ironia. Ero piccolo, dopo qualche anno cominciai anche ad interessarmi di politica, mi interessavano i radicali, Marco Pannella, ma ancora non era accaduto nulla di nulla al nobilissimo (mai aggettivo fu meglio associato a un nome), Enzo Tortora.

Il giorno in cui fu arrestato piansi, mi sentivo ribollire dentro, credevo in maniera cieca, quella cecità che permette di vedere meglio di tanti altri anche al buio, alla sua innocenza. Erano gli anni in cui ero al Liceo e, i miei compagni dileggiavano Tortora, lo disprezzavano, lo calunniavano, io ero uno dei pochissimi a difenderlo, a difendere le sue garanzie, ma già allora mi dicevano "Zitto tu! ma lo difendi perchè forse spacciava con Pannella?".

Ancora non era cominciata la lotta (anche) politica, oltre che di viva umanità di Enzo, ancora nessun contatto coi radicali. Un bel giorno quelle due strade si congiunsero ed io ne fui felice. Ero certo che Enzo avrebbe vinto, con difficoltà, rabbia, pazienza, lotta, amore, gioia, tempo, ma avrebbe vinto! E, con lui, avrebbero vinto la giustizia, la Costituzione, lo Stato di Diritto. Seguivo tutte le sedute dei processi trasmesse da radio radicale, anche se ancora nella mia zona, Lecce, non si prendeva bene e, ricordo, facevo le acrobazie per puntare l'antenna in modo da non perdere il segnale. Rammento le sue conduzioni da Via Piatti a Milano, durante il periodo degli arresti domiciliari; come si fa a dimenticare il collegamento quando vi fu l'assoluzione? "Enzo ti hanno assolto! Sei stato assolto!!!". Indimenticabile, inciso nella mia memoria, il primo intervento di Enzo in radio dopo l'assoluzione, pianse, non voleva farlo, ma pianse.. fu un pianto di sofferenza, di emozione, di stanchezza, di gioia, di amore, di lotta. Piansi anch'io. Molti, son sicuro, piansero dopo quella sentenza e dopo aver ascoltato Tortora parlare. Piansi tanto, davvero, di gioia e rabbia, lacrime di cemento.

Questa storia l'ho vissuta dentro e spesso mi chiedo quanto possa aver devastato Silvia e Gaia, le sue figlie adoratissime, sua sorella Anna, gli altri familiari, Francesca, il suo amore, e le altre persone che gli erano vicine. Penso che il loro dolore sia irrisarcibile. Enzo, mi ha dato qualche ragione in più per essere radicale. Credo sia sufficiente una parola, basta dire solo una parola, alla famiglia, a Enzo: GRAZIE! Lo dico "in nome del popolo italiano", anche se non ne ho alcuna rappresentanza o rappresentatività; tuttavia, anche la sentenza che condannò Tortora in primo grado fu emessa "in nome del popolo italiano", questo il dramma! E non dimentico i media in quei giorni.. una vergogna, oltraggiosi, vili, striscianti, infami, maleodoranti.. tutti, con qualche eccezione, individuale. Questo è necessario dire, non altro. GRAZIE!

Purtroppo dal 1983 la situazione della giustizia in Italia, dopo il tradimento delle vittorie dei referendum sulla giustizia giusta del 1987, i tuoi referendum, Enzo, e anche a causa di leggi successive criminogene e anti-costituzionali, è peggiorata, di gran lunga peggiorata. I partitocrati non ne parlano. C'è chi, presidente della Repubblica, avverte una "prepotente urgenza" sulla questione giustizia e carcere, ma non usa i mezzi e i metodi che la Costituzione gli riserva come Presidente della Repubblica, preferendo invece parlare a reti unificate, come i suoi predecessori, fuori dalla Costituzione.

Questo è, ancora, caro Enzo, il Paese che anche tu hai purtroppo conosciuto. Mi piacerebbe che tu fossi ancora vivo per poter guardare lor signori partitocrati negli occhi. Li guarderesti, ne son sicuro, uno ad uno, negli occhi, ancora una volta, dopo 24 anni, sarebbero loro ad abbassare lo sguardo, non certo tu. Riposa in pace Enzo, ti voglio bene.